In questo passo Paolo difende se stesso e gli altri apostoli dalle accuse di alcune persone scontente. Dice che sta dando “la mia difesa a coloro che vogliono esaminarmi” (1 Cor. 9:3). Parla di una situazione che si applica a se stesso, non solo agli altri, eppure certamente non era accompagnato da sua moglie, dato che non aveva una moglie. Sappiamo da altre sue testimonianze che non era sposato. Non parla di un matrimonio teorico, che un giorno potrebbe avere ma non ha ancora. Risponde alle lamentele riguardanti le donne che effettivamente accompagnavano lui e i suoi compagni maschi. Questo mi indica che “moglie” non è la giusta traduzione qui.
Le parole greche chiave in 1 Corinzi 9:5 sono “adelphaen gunaika.” La prima significa “sorella”, e la seconda può essere tradotta come “donna” o “moglie”. Questo significa che la frase si traduce come “sorella donna” o “sorella moglie”, con “sorella” che indica non una relazione biologica ma spirituale. Avrebbe senso che gli apostoli fossero accompagnati da “donne sorelle” che potessero assisterli nel ministero alle donne – per esempio, nei battesimi di immersione totale, dove potrebbe sorgere una questione di modestia, o nei casi in cui sarebbe più appropriato per una donna svolgere una funzione caritatevole o catechistica.
Questo trova sostegno nei Padri. “Sorella donna” si trova nella Vulgata di Girolamo, e Girolamo scrisse che “È chiaro che non devono essere viste come mogli ma, come abbiamo detto, come donne che assistevano con i loro beni” (Ad. Jovinian I, 26). Clemente di Alessandria era d’accordo, dicendo che le donne non erano le mogli degli apostoli ma erano assistenti femminili che potevano entrare nelle case delle donne e potevano insegnare loro lì (Stromata III, 6).
In breve, penso che Pietro fosse un vedovo al momento in cui sua suocera fu guarita.