Valori Benedettini

AMORE DI CRISTO E DEL VICINO

La vita benedettina, come quella di tutti i cristiani, è innanzitutto e soprattutto una risposta all’amore sorprendente di Dio per l’umanità, un amore espresso nel dono gratuito del Figlio amato da Dio, Gesù Cristo. L’amore, il motivo della vita monastica e il suo obiettivo, è in cima alla lista di San Benedetto degli strumenti per le buone opere (RB 5,10, 7,67-69, 4,1-2). Eppure la Regola riconosce molti modi in cui i monaci possono fallire nel fondare la loro vita nell’amore. Essa stabilisce pratiche personali e comunitarie che affrontano direttamente l’egoismo umano, ovunque esso si manifesti, e cerca di guarire il danno che ne deriva per se stessi e per gli altri. Alla fine è il potere dell’amore di Dio ad essere decisivo. Infatti, il coronamento dell’opera buona per il monaco è “non perdere mai la speranza nella misericordia di Dio” (RB 4,74).

STABILITÀ

La stabilità plasma lo stile di vita benedettino. Tutti i suoi membri si impegnano a cercare Dio. Essi decidono di perseguire questo, il desiderio più profondo del loro cuore, insieme, giorno dopo giorno, nella buona e nella cattiva sorte, per tutta la durata della loro vita.

OSPITALITA’

San Benedetto vede Cristo presente nel monastero nella Scrittura e nella liturgia, e nella persona dell’abate, della priora, dei malati e di ciascuno dei membri della comunità monastica. Tuttavia, San Benedetto accorda un’attenzione speciale all’inaspettato arrivo di Cristo dall’esterno nella persona dell’ospite, che egli descrive alternativamente come povero e come straniero. Cristo si presenta nella vulnerabilità dell’estraneo e chiama il monaco a mettere da parte i piani e le preoccupazioni individuali per far entrare la persona inattesa, per aiutarla a stabilirsi, per rispondere ai suoi bisogni più urgenti. E quando l’estraneo arriva a sperimentare di essere “a casa” in questo nuovo luogo, per quanto breve sia il soggiorno, il monaco scopre una nuova consapevolezza del cammino comune in cui tutti sono impegnati. Una benedizione accompagna sia l’offerta che il ricevimento dell’ospitalità.

GIUSTIZIA E PACE

Lo scopo della vita benedettina è trovare la pace. Non è qualcosa che ci sediamo e aspettiamo – dobbiamo perseguirla, lavorare per essa, cercare di raggiungerla. Pace non è un’altra parola per dire passivo o disimpegnato o rimosso dal mondo. È un ordinamento attivo della vita in modo che la pace sia il risultato. Benedetto ci sta offrendo un modo per trovare la pace nei nostri cuori e oltre. La pace è una caratteristica delle comunità giuste – la disarmonia e l’ingiustizia creano tensione, gelosia e fastidio. La pace non può esistere in quell’ambiente. Perché la pace regni, la giustizia è fondamentale. Così una comunità benedettina ha un desiderio intrinseco di realizzare la giustizia. Questo significa che noi riconosciamo che non c’è nulla al mondo che non sia prima nel cuore umano. In tutti i cuori e nelle nostre comunità, dobbiamo cercare la pace e perseguirla.

OBBEDIENZA

La vita benedettina è impensabile senza l’obbedienza, un valore che va controcorrente rispetto a molto della vita contemporanea. Spesso si dimentica che la radice della parola obbedienza si trova in audire, “ascoltare”. Quando San Benedetto inizia la Regola con l’esortazione “Ascolta”, sottolinea la posizione di obbedienza richiesta a tutti coloro che cercano la saggezza. Chiede obbedienza non solo al capo spirituale del monastero, ma anche agli altri membri della comunità (RB 7,l-2). Ognuno ha qualcosa di valore da dire sulla vera pienezza di vita. Per il monaco, l’obbedienza è mettere in pratica ciò che si impara ascoltando l’altro “con l’orecchio del cuore” (RB Prol. 1). Secoli di esperienza benedettina mostrano che tale ascolto richiede una disponibilità a sottomettersi agli imperativi al di fuori di sé, qualcosa che non è mai facile da fare, ma che è profondamente gratificante.

PREGHIERA

Le scuole benedettine coltivano una fondamentale attenzione ai modi in cui Dio è presente nella mente e nel cuore dell’uomo e, in effetti, in tutta la creazione. San Benedetto dice che nulla è da preferire alla preghiera (RB 43.3). Questa esperienza quotidiana di preghiera è sostenuta e approfondita dalla lettura spirituale individuale, una pratica che i benedettini chiamano con il suo nome latino, lectio divino. La lectio divina è la lenta lettura meditativa delle Scritture e di altri testi sacri con l’intenzione di discernere come Dio sia all’opera proprio ora nel mondo e stia chiamando nel cuore dell’individuo. Per un monaco, il movimento quotidiano tra la preghiera liturgica comune e la lectio divina apre un nuovo spazio all’interno del quale qualità e virtù come la compassione, l’integrità e il coraggio possono svilupparsi e crescere forti.

STEWARDSHIP

Al suo centro la Regola cerca di promuovere una fondamentale riverenza verso la creazione che Dio ha fatto. San Benedetto esorta i suoi seguaci a considerare tutti gli strumenti e i beni del monastero come vasi sacri dell’altare (RB 31.10). I monaci benedettini non consumano semplicemente ciò che è stato dato loro, né mirano a vivere in povertà. Al contrario, premiano la buona gestione, l’uso rispettoso delle cose materiali per il bene di tutti, con un occhio speciale alla frugalità, all’integrità della forma e della funzione, e alla capacità della bellezza di comunicare la presenza e la potenza di Dio.

COMMUNITÀ

La comunità monastica benedettina è radicata in un luogo particolare in cui il servizio reciproco, specialmente nelle aree mondane della vita quotidiana, è richiesto a tutti senza aspettativa di ricompensa individuale. È una sfida contribuire a una comunità viva, in carne e ossa, in questi termini. Le qualità di carattere richieste sono alimentate dal senso della missione della singola comunità, dalla testimonianza degli antenati monastici e dalla più ampia comunione dei santi attraverso i secoli. L’immaginazione per perseverare e prosperare in tale vita è arricchita dall’esempio di comunità in tutto il mondo – monastiche e non monastiche, cristiane e non cristiane, religiose e non religiose – che fanno sforzi pratici sostenuti per promuovere il benessere umano, spesso di fronte a ostacoli schiaccianti. Anche se direttamente radicati in un luogo particolare, gli impegni e le aspirazioni della vita benedettina possono dare frutti solo se si estendono ad orizzonti che sono veramente universali.

CONVERSATIO

Lo scopo della vita per i benedettini è lo stesso che è per tutti i cristiani – essere trasformati in ogni parte della propria vita in modo che l’immagine stessa di Dio, in cui ciascuno è stato creato, diventi palpabile e trasparente. La parola benedettina per questo stile di vita è conversatio, il processo di lasciare andare nella vita quotidiana le preoccupazioni egocentriche e le false sicurezze in modo che la vita divina al centro del proprio essere diventi manifesta in un modello di vita affidabile. La Conversatio è un impegno a impegnarsi in pratiche che nel corso della vita portano alla conversione nella somiglianza con Cristo e, in particolare, al dono di sé di Cristo per gli altri. Questa trasformazione procede a piccoli passi; ed è messa alla prova in modi inaspettati nel corso della vita, Per giungere a compimento la conversatio richiede stabilità, disciplina, fedeltà e resilienza.

DISCIPLINA

La disciplina è un modo di concentrare energia e attenzione su ciò che conta di più. La vita benedettina è costruita intorno ad una disciplina fondamentale di preghiera, lavoro e relazioni che è esposta nella Regola e che cerca di liberare le persone per trarre piacere dalla presenza di Dio in se stessi, nella comunità e nel mondo. Ai nuovi membri viene insegnato come coltivare la disciplina e come rendersi conto che ci vuole una vita intera di pratica per sviluppare pienamente le abilità necessarie a vivere la vita liberamente e con tutto il cuore ai livelli più profondi.

UMILTA’

L’umiltà è la parola di San Benedetto per la saggezza. Egli inizia la sua estesa descrizione dei dodici gradi di umiltà descrivendo lo stupore per la presenza costante di Dio e finisce descrivendo un amore che scaccia la paura (RB 7). Lo stile di vita benedettino cerca un’accurata conoscenza di sé, una pervasiva consapevolezza della presenza di Dio nelle loro vite e della loro dipendenza dagli altri e dalla creazione stessa. Essi riconoscono i loro limiti senza perdere la speranza e accettano i loro doni senza diventare arroganti, perché la misura della loro vita non si trova solo in se stessi. C’è sempre spazio per un’ulteriore crescita personale, per dare se stessi per il bene degli altri.

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