L’idea dell’ubiquitous computing si basava sulla precedente ricerca di Mark sull’interazione uomo-computer, ed era ulteriormente influenzata dal lavoro dello Xerox PARC nel networking, l’etnografia dell’informatica e dei luoghi di lavoro (e la sua critica al design tradizionale del computer), e la ricerca sulle interfacce grafiche. Basandosi su “un nuovo modo di pensare ai computer nel mondo, un modo che tiene conto dell’ambiente umano naturale”, Mark sperava di creare un mondo in cui la gente interagisse con i computer e li usasse senza pensarci. Alla fine, i computer sarebbero “scomparsi nello sfondo”, tessendo “se stessi nel tessuto della vita quotidiana fino a che non fossero indistinguibili da esso.”
Il calcolo ubiquo ha sfidato non solo dispositivi specifici ma interi modi di pensare ai sistemi tecnologici stabiliti. Come il progetto Augmented Human Intellect di Douglas Englebart (descritto in questa proposta del 1960), o il Memex di Vannevar Bush (descritto nel suo classico articolo “As We May Think”, l’ubiquitous computing richiedeva che i designer coltivassero nuove abilità, sviluppassero nuovi modi di pensare ai problemi e creassero nuovi strumenti. Un ordine elevato, con un’alta probabilità di fallimento; ma anche se dovesse fare la fine di AHI e Memex, che non sono mai stati realizzati ma sono stati spinti fuori dal mouse e dall’ipertesto, i frammenti e le ispirazioni dell’ubiquitous computing hanno già influenzato tutto, dalla ricerca all’avanguardia sul wearable computing, alle argomentazioni a favore degli “apparecchi informativi”, allo sviluppo dei PDA palmari.
Mark ha scritto una serie di articoli sull’ubiquitous computing, tutti caratterizzati da una chiarezza di mente e di scopi, e da una fluente padronanza del linguaggio. Il suo articolo del 1991 su Scientific American, “The Computer for the Twenty-First Century”, fornisce un’eccellente introduzione ai concetti chiave dell’ubiquitous computing. “Designing Calm Technology”, di cui è coautore insieme a John Seely Brown, introduce la seducente nozione di buone tecnologie dell’informazione come “tecnologie calme”. Più recentemente, ha pubblicato l’accessibile “Open House”, nella rivista online ITP Review. La sua pagina web che introduce il concetto e la ricerca allo Xerox PARC contiene un’utile precisazione e collegamenti a documenti tecnici, discussioni di prototipi e altro. I più tecnici possono consultare una lista di rapporti di ricerca pubblicati tra il 1991 e il 1995.