Gli operatori del diritto di famiglia hanno (purtroppo) familiarità con la contabilità di un cliente per i casi di violenza domestica. Questi casi possono essere un incidente isolato, o una serie di episodi di violenza fisica, perpetrati da un partner o ex-partner contro l’altro. La violenza può essere sia verbale che fisica. L’accademico statunitense e professore di Rutgers Evan Stark ha sviluppato il termine ‘controllo coercitivo’ per una serie di tattiche abusive che vanno oltre la violenza fisica solitamente associata alle situazioni di violenza domestica, anche se l’abuso fisico può essere presente. Il controllo coercitivo è più di una discussione che sfocia nella fisicità; è un modello identificabile di comportamenti che ha lo scopo di rimuovere il senso di sé della vittima e può includere la perdita della libertà e della libertà di movimento. Concentrandosi sulle donne, Stark postula che “non è solo l’integrità corporea delle donne ad essere violata, ma anche i loro diritti umani”. Nel suo modello, Stark afferma che il controllo coercitivo si distingue come un crimine di libertà. La vittima perde il senso di sé. Questo non sminuisce la gamma di violenza fisica che si verifica all’interno dei casi di violenza domestica (da nessuna violenza fisica a quella che i nostri tribunali considerano ‘minore’). Invece, la definizione di Stark evidenzia il “controllo” in primo piano nella violenza “non violenta”. Le tattiche di controllo coercitivo includono:
- Minacce e intimidazioni
- Isolamento/distruzione delle relazioni esterne del partner sul posto di lavoro, così come da amici e familiari (inclusa la limitazione della normale attività sociale – shopping, appuntamenti medici, eventi genitori/insegnanti – la lista non è esaustiva)
- Controllo dell’accesso alle informazioni e ai servizi
- Stalking, sia reale che a distanza tramite sorveglianza
- Contatto indesiderato faccia a faccia, contatto telefonico o elettronico
- “Dove sei ora” e “fai una foto e dimostra dove sei ora”
- Monitoraggio delle telefonate
- Codici e “regole” di abbigliamento
- Costringere/limitare il consumo di cibo
- Hacking
- Creare una serie di infrazioni di “regole”, sia reali che immaginarie, che richiedono la ‘punizione’ del partner e/o dei figli
- Controllo e/o sfruttamento economico
- Abuso/violenza sessuale, per includere una gravidanza indesiderata
- Monitoraggio costante dei movimenti e delle critiche
- Presa di ostaggi emotivi
- Creazione di paura e confusione e…
… la lista potrebbe continuare a lungo. Le vittime del controllo coercitivo hanno bisogno di adottare comportamenti difensivi per vivere, funzionare e sopravvivere nel panorama quotidiano della vita “familiare”. Il reato di controllo o comportamento coercitivo in una relazione intima o familiare è stabilito nella Sezione 76 del Serious Crime Act 2015. Non tutta la violenza domestica è puramente fisica. Tutte le forme di violenza domestica lasciano cicatrici emotive.