Che cosa voglio dire del migliore dei sogni,
che mi è venuto nel cuore della notte
dopo che i portatori di parole giacciono a riposare! (1-3)
Mi sembrò di vedere il più grande albero
portato in cielo, avvolto nella luce,
il più luminoso dei fasci. Quel faro era interamente
verniciato d’oro. Pietre preziose
prominenti e fiere agli angoli della terra-
altri cinque altrettanto blasonati per tutta la larghezza delle sue spalle.
Ogni angelo del Signore lo custodiva lì,
una vista brillante di un universo a venire.
Sicuramente non era più il patibolo del vile crimine
in quel luogo-ancora lì tenevano stretta la guardia,
spiriti santi per tutta l’umanità sulla terra,
e ogni parte di questa creazione ampiamente famosa. (4-12)
Superato era questo albero della vittoria, e io schizzato di peccati-
trapassato dalla colpa. Vidi quest’albero della gloria,
degno della sua veste, splendente di delizie,
dotato d’oro. Le pietre preziose avevano
nobilmente dotato l’albero del Sovrano.
Tuttavia potevo percepire attraverso tutto quell’oro
una misera e antica lotta, dove iniziò
a sudare sangue sul suo lato destro. Ero completamente turbato dal dolore –
avevo paura per quella bella vista.
Poi vidi quel faro strisciante deformare la sua tinta, i suoi rivestimenti –
a volte era vaporoso di sangue bagnato, macchiato di sangue che scorreva,
a volte era scintillante di tesori. (13-23)
Tuttavia io, steso lì per molto tempo,
sono rimasto a guardare con dolore l’albero del Salvatore
fino a quando ho sentito che parlava.
Allora il migliore dei legni disse con parole: (24-27)
“Accadde molto tempo fa – lo ricordo ancora –
sono stato abbattuto all’estremità del pozzo
stroncato dal mio ceppo. Forti nemici mi presero lì,
fecero in me uno spettacolo orribile, mi ordinarono di sollevare i loro criminali.
Questi guerrieri mi portarono sulle loro spalle
fino a mettermi giù su una montagna.
Mi fissarono lì abbastanza nemici.
Vidi allora il Signore dell’Umanità
si affrettò con molto coraggio, disposto a montare su di me. (28-34)
“Là non osai andare oltre la parola del Signore
per inchinarmi o scoppiare – allora vidi gli angoli della terra
tremare – avrei potuto abbattere tutti quei nemici,
nondimeno rimasi fermo. (35-38)
“Il giovane guerriero si spogliò allora – era Dio onnipotente –
forte e deciso – salì sull’alto patibolo,
magnifico agli occhi di molti. Poi volle redimere l’umanità.
Ho tremato quando il guerriero mi ha abbracciato-
ma non ho osato piegarmi a terra, crollare
alle regioni terrene, ma dovevo stare lì fermo.
Il rodeo fu alzato. Ho sollevato il potente re,
il Signore del Cielo – non ho osato crollare o arretrare. (39-45)
“Mi infilzarono con chiodi scuri, ferite facilmente visibili su di me,
treacherous strokes yawning open. Non ho osato ferire nessuno di loro.
Ci fecero vergognare entrambi insieme. Ero imbrattato di sangue,
che sgorgava dal fianco dell’uomo, dopo aver lanciato la sua anima. (46-49)
“Molte azioni malvagie ho sopportato su quella collina-
Vidi il Dio degli eserciti tormentato nell’agonia.
L’oscurità aveva coperto di nuvole
il cadavere del Sovrano, le ombre opprimevano
lo splendore più luminoso, nero sotto i frangenti.
Tutta la creazione pianse, piangendo la caduta del re-
Cristo era sulla croce. (50-56)
“Tuttavia la gente accorreva da lontano
a quel nobile uomo. Io fui testimone di tutto ciò.
Sono stato dolorosamente addolorato dai dispiaceri, eppure mi abbassai
alle mani di quegli uomini, umile di mente con molto coraggio.
Loro presero lì Dio onnipotente, sollevandolo
da quel ponderoso tormento. Quegli uomini di guerra mi lasciarono
in piedi, grondante di sangue – ero interamente ferito dalle frecce.
Lì deposero l’arto stanco, in piedi alla testa del suo cadavere,
tenendo lì il Signore del Cielo, e lì si riposò un po’,
stremato dopo quei potenti supplizi. (57-65a)
“Poi gli costruirono una sala di terra,
i guerrieri in vista del suo assassino. La scolpirono nella pietra più lucente,
sottoponendovi il Dominatore delle Vittorie. Poi cominciarono a cantare una canzone luttuosa,
misera nel giorno della fine, dopo che vollero avventurarsi,
stremati, dal famoso principe. Egli riposava lì con una misera schiera. (65b-69)
“Tuttavia, piangendo lì, ci attardammo per un bel po’ in quel luogo,
dopo che le voci degli uomini di guerra si erano allontanate.
Il cadavere si raffreddò, la bella sala dello spirito.
Poi qualcuno ci fece cadere entrambi, interamente sulla terra.
Questo fu un evento terrificante! Qualcuno ci seppellì in una fossa profonda.
Tuttavia, gli alleati, i numi del Signore, mi trovarono lì
e mi avvolsero nell’oro e nell’argento. (70-77)
“Ora potresti sentire, mio caro uomo,
che sono sopravvissuto alle gesta dei malvagi,
di dolorosi dolori. Ora è giunta l’ora
che gli uomini di tutta la terra, in lungo e in largo,
e tutta questa famosa creazione degna di me,
pregando a questo faro. Su di me il figlio di Dio
ha sofferto un po’. Perciò io trionfo
ora torre sotto i cieli, capace di guarire
qualunque di loro, quelli che stanno nel terrore di me.
Lungo tempo fa sono stato fatto nel più duro dei tormenti,
più odioso agli uomini, finché ho reso spaziosa
la giusta via di vita per loro,
per quelli che portano la parola. Ascolta –
il Signore della Gloria mi ha onorato allora
sopra tutti gli alberi boscosi, il Custode del Regno dei Cieli!
Similmente Dio Onnipotente ha esaltato la sua propria madre
Maria stessa, prima di tutta l’umanità
sopra tutti i parenti delle donne. (78-94)
“Ora ti ordino, mio caro uomo,
di parlare di questa visione a tutti gli uomini
svolgila con parole, che è l’Albero della Gloria,
su cui l’Onnipotente Dio soffrì
per amore dei molteplici peccati del genere umano,
e delle antiche azioni di Adamo.
Lì gustò la morte, ma il Signore si alzò
con la sua potenza, come aiuto agli uomini.
Poi salì in cielo. Qui verrà di nuovo,
in questa terra di mezzo, a cercare gli uomini
nel giorno del giudizio, il Signore stesso,
Dio onnipotente, e i suoi angeli con lui,
con l’intenzione di giudicarli allora – colui che ha il diritto di giudicare
ognuno di loro – sui loro meriti
come hanno guadagnato precedentemente qui in questa vita. (95-109)
“Né alcuno potrà rimanere impassibile
di fronte a quella parola che l’Esercente pronuncerà.
Chiederà davanti alla moltitudine dove possa essere quell’uomo,
che ha voluto gustare nel nome del Signore
l’amarezza della morte, come ha fatto prima sulla croce.
Poi lo temeranno allora, e pochi penseranno
a cosa dovrebbero cominciare a dire a Cristo.
Non ci sarà bisogno di avere paura in quel momento
per coloro che già portano nel loro petto il migliore dei segni,
ma ogni anima dovrebbe cercare attraverso il Rood
il regno santo dalle vie della terra-
quelli che intendono dimorare con il loro Sovrano.” (110-21)
Ho pregato quell’albero con cuore beato,
grande coraggio, dove ero solo,
con una misera schiera. La chiusura del mio cuore era
impaziente per la via del ritorno, soffrendo molti
momenti di desiderio. Ora la mia speranza per la vita
è che mi sia permesso di cercare quell’albero vittorioso,
più spesso solo di tutti gli altri uomini,
per ben darlo. Il desiderio di farlo
è forte nel mio cuore, e il mio guardiano
è giusto nel Rood. Non sono ricco
con molti amici su questa terra,
ma sono partiti da qui dalle gioie del mondo,
cercando il Re della gloria-ora vivono
in cielo con l’Alto Padre, dimorando nella magnificenza,
e spero per me stesso ogni giorno
per quel momento in cui la Rugiada del Signore,
che ho spiato qui sulla terra,
mi traghetterà da questa vita prestata
e mi porterà allora dove c’è grande beatitudine,
gioie in cielo, dove c’è il popolo del Signore,
seduto al banchetto, dove c’è felicità eterna
e mi farà sedere dove mi sarà permesso dopo
di abitare nella gloria, covando bene le gioie in mezzo ai santi.
Sia il Signore il mio amico, che ha sofferto prima
qui sulla terra, sul patibolo per i peccati dell’uomo. (122-46)
Ci ha redento e ci ha dato la vita,
una casa celeste. La speranza fu rinnovata
con germogli e con beatitudine per coloro che soffrirono l’arsura.
Il Figlio fu vittorioso nel suo viaggio,
potente e capace, quando venne con le sue moltitudini,
l’esercito delle anime, nel regno di Dio,
il Sovrano Onnipotente, come una beatitudine per gli angeli
e tutti i santi, quelli che abitavano nella gloria
prima in cielo, quando il loro Sovrano tornò,
Dio Onnipotente, dove era la sua patria. (147-56)