Massacro di Boston

Dalla folla al “massacro”

La mattina del 5 marzo qualcuno affisse un volantino, apparentemente da parte dei soldati britannici, che prometteva che erano determinati a difendersi. Quella notte una folla di bostoniani vagava per le strade, la loro rabbia alimentata dalle voci che i soldati si stavano preparando ad abbattere il cosiddetto Albero della Libertà (un olmo in quella che allora era South Boston a cui erano state appese le effigi degli uomini che avevano favorito lo Stamp Act e sul cui tronco c’era un cartello placcato in rame che recitava “L’Albero della Libertà”) e che un soldato aveva attaccato un ostricaro. Un elemento della folla prese d’assalto la caserma del 29° Reggimento ma fu respinto. Le campane suonarono un allarme e la folla si gonfiò, ma i soldati rimasero nelle loro caserme, anche se la folla li tempestò di palle di neve. Nel frattempo, l’unica sentinella appostata fuori dalla Dogana divenne il centro della rabbia di una folla di 50-60 persone. Informato della situazione della sentinella da un simpatizzante britannico, il capitano Thomas Preston fece marciare sette soldati con baionette fisse attraverso la folla nel tentativo di salvare la sentinella. Incoraggiata dal fatto che il Riot Act non era stato letto – e che i soldati non potevano sparare con le loro armi finché non fosse stato letto e solo se la folla non si fosse dispersa entro un’ora – la folla derise i soldati e li sfidò a sparare (“provocandoli con il linguaggio più opprimente”, secondo Thomas Gage, comandante in capo dell’esercito inglese in America). Nel frattempo, essi bersagliavano le truppe con neve, ghiaccio e gusci d’ostrica.

Nella confusione, uno dei soldati, che erano allora intrappolati dalla folla patriottica vicino alla Dogana, fu spinto e, per paura, scaricò il suo moschetto. Altri soldati, pensando di aver sentito il comando di sparare, lo seguirono. Tre membri della folla – tra cui Crispus Attucks, un marinaio nero che probabilmente era un ex schiavo – furono colpiti e morirono quasi immediatamente. Due degli altri otto feriti morirono più tardi. Sperando di prevenire ulteriori violenze, il vice governatore Thomas Hutchinson, che era stato convocato sulla scena ed era arrivato poco dopo la sparatoria, ordinò a Preston e al suo contingente di tornare alle loro caserme, dove altre truppe avevano le loro armi puntate sulla folla. Hutchinson si diresse poi verso il balcone della Old State House, da dove ordinò alle altre truppe di rientrare nelle caserme e promise alla folla che sarebbe stata fatta giustizia, calmando la crescente folla e portando una pace inquieta in città.

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