Il giardino più iconico del mondo
Nel 1923, l’artista Jacques Majorelle acquistò un terreno di quattro acri appena fuori dal centro di Marrakech. Ispirato da numerosi viaggi in tutto il paese per dipingere scene di vita di villaggio, e finanziato dalla pittura di ritratti più illustri come quello di Pasha Thami el Glaoui, Majorelle fu in grado di costruire un piccolo studio e una casa, con abbastanza terra per indulgere alla sua altra passione: l’etnobotanica. Mentre la sua carriera cresceva, aggiunse una splendida villa, e il giardino prese una vita propria, con innumerevoli specie esotiche provenienti da tutto il mondo; aggiunse piscine e fontane, e, naturalmente, l’ormai iconico e sgargiante blu Majorelle che veniva profuso nell’architettura. La proprietà divenne così costosa da mantenere che l’artista fu costretto ad aprirla al pubblico fino alla sua morte a Parigi nel 1962. Il giardino cadde gradualmente in uno stato di abbandono e fu destinato a una catena di alberghi, fino a quando lo stilista francese Yves Saint Laurent e il suo socio Pierre Bergé vi si imbatterono durante uno dei loro numerosi viaggi nella Città Rossa. Nel 1980, decisero di acquistarla e di riportarla al suo antico splendore, aggiungendo l’irrigazione e raddoppiando il numero di piante e giardinieri che se ne occupano. Si trasferirono nella villa e cominciarono a trasformare gli altri edifici in quello che oggi è il leggendario museo berbero e una boutique. Quest’ultima è particolarmente degna di nota per l’impegno del direttore creativo Stephen di Renza nel riflettere la passione meno nota di Majorelle per le arti decorative (che si manifesta negli squisiti pezzi artigianali, nella pelletteria e nei gioielli) e l’uso ispirato di Saint Laurent degli abiti tradizionali marocchini, come il caftano e la djellaba, nella moda haute couture.