Il ruolo del diltiazem topico nel trattamento delle ragadi anali croniche che hanno fallito la terapia con trinitrato di glicerile

Obiettivo: Il trattamento delle ragadi anali si è evoluto negli ultimi 5 anni con lo sviluppo di trattamenti topici volti a ridurre l’ipertonia sfinterica. Si pensa che questo migliori il flusso sanguigno della mucosa anale e promuova la guarigione della ragade. Questo studio riporta l’uso del diltiazem topico in pazienti con ragadi anali croniche che hanno fallito il precedente trattamento con gliceril trinitrato (GTN) topico allo 0,2%.

Pazienti e metodi: Quarantasette pazienti con ragadi anali croniche che avevano precedentemente fallito almeno un ciclo di GTN topico sono stati reclutati prospetticamente da un singolo centro. I pazienti sono stati istruiti ad applicare 2 cm (circa 0,7 g) di crema al 2% di diltiazem sul bordo anale due volte al giorno per otto settimane. I sintomi di dolore, sanguinamento e prurito sono stati registrati su un punteggio analogico lineare prima di iniziare la crema e poi ripetuti a intervalli di 2 settimane. Ai pazienti è stato chiesto di segnalare gli effetti collaterali durante tutto il periodo dello studio. La guarigione della ragade è stata valutata dopo 8 settimane di trattamento.

Risultati: Quarantasei pazienti hanno completato il trattamento; di questi, 22 avevano ragadi guarite (48%). Dieci dei 24 pazienti con ragadi persistenti erano migliorati sintomaticamente e non desideravano ulteriori trattamenti. Dei 14 pazienti che sono rimasti sintomatici, uno è stato sottoposto a un ciclo ripetuto di trinitrato di glicerile allo 0,2% con successiva guarigione della ragade, 10 sono stati reclutati in uno studio in corso che prevede iniezioni di tossina botulinica nello sfintere anale interno e tre sono stati indirizzati alla chirurgia.

Conclusione: Questo studio dimostra che il diltiazem topico al 2% è un trattamento efficace e sicuro per le ragadi anali croniche in pazienti che hanno fallito con il GTN topico allo 0,2%. La necessità di sfinterotomia può essere evitata fino al 70% dei casi.

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