Studio sistematico della radiazione
Alla fine del 1895, Wilhelm Röntgen scoprì i raggi X. Becquerel apprese che i raggi X uscivano dalla zona di un tubo di vetro a vuoto reso fluorescente quando veniva colpito da un fascio di raggi catodici. Si impegnò a indagare se ci fosse una qualche connessione fondamentale tra questa radiazione invisibile e la luce visibile tale che tutti i materiali luminescenti, comunque stimolati, avrebbero prodotto anche raggi X. Per testare questa ipotesi, mise dei cristalli fosforescenti su una lastra fotografica che era stata avvolta in carta opaca in modo che solo una radiazione penetrante potesse raggiungere l’emulsione. Ha esposto la sua disposizione sperimentale alla luce del sole per diverse ore, eccitando così i cristalli nel modo consueto. Dopo lo sviluppo, la lastra fotografica rivelò le sagome dei campioni di minerali e, negli esperimenti successivi, l’immagine di una moneta o di un ritaglio di metallo interposto tra il cristallo e l’involucro di carta. Becquerel riferì questa scoperta all’Académie des Sciences nella sua sessione del 24 febbraio 1896, notando che alcuni sali di uranio erano particolarmente attivi.
Confermò così la sua opinione che qualcosa di molto simile ai raggi X veniva emesso da questa sostanza luminescente nello stesso momento in cui emetteva la radiazione visibile. Ma la settimana seguente Becquerel apprese che i suoi sali di uranio continuavano a emettere radiazioni penetranti anche quando non venivano fatti fosforescere dagli ultravioletti della luce solare. Per rendere conto di questa novità postulò una forma di fosforescenza invisibile di lunga durata; quando in breve tempo ricondusse l’attività all’uranio metallico, la interpretò come un caso unico di fosforescenza metallica.
Durante il 1896 Becquerel pubblicò sette articoli sulla radioattività, come Marie Curie chiamò più tardi il fenomeno; nel 1897, solo due articoli; e nel 1898, nessuno. Questo era un indice dell’interesse suo e del mondo scientifico per l’argomento, perché il periodo vide studi di numerose radiazioni (ad esempio, raggi catodici, raggi X, raggi Becquerel, “raggi di scarica”, raggi del canale, onde radio, lo spettro visibile, raggi da lucciole, lucciole e altri materiali luminescenti), e i raggi Becquerel non sembravano particolarmente significativi. I ben più popolari raggi X potevano scattare fotografie di ombre più nitide e più velocemente. Ci volle l’estensione nel 1898 della radioattività ad un altro elemento conosciuto, il torio (da Gerhard Carl Schmidt e indipendentemente da Marie Curie), e la scoperta di nuovi materiali radioattivi, il polonio e il radio (da Pierre e Marie Curie e dal loro collega, Gustave Bémont), per risvegliare il mondo e Becquerel al significato della sua scoperta.