Giornalismo

Giornalismo attuale

Anche se il nucleo del giornalismo è sempre stato la notizia, quest’ultima parola ha acquisito così tanti significati secondari che il termine “hard news” è diventato di moda per distinguere le notizie di sicuro valore da altre di importanza marginale. Questo fu in gran parte una conseguenza dell’avvento della radio e della televisione, che portarono le notizie al pubblico con una velocità che la stampa non poteva sperare di eguagliare. Per trattenere il loro pubblico, i giornali fornivano quantità crescenti di materiale interpretativo – articoli sui retroscena delle notizie, schizzi di personalità e colonne di commenti puntuali di scrittori abili nel presentare le opinioni in forma leggibile. Verso la metà degli anni Sessanta la maggior parte dei giornali, in particolare le edizioni serali e domenicali, si affidavano pesantemente alle tecniche delle riviste, tranne che per il loro contenuto di “hard news”, dove si applicava ancora la tradizionale regola dell’obiettività. I newsmagazine, in gran parte dei loro resoconti, fondevano le notizie con il commento editoriale.

Il giornalismo in forma di libro ha una storia breve ma vivida. La proliferazione dei libri tascabili durante i decenni dopo la seconda guerra mondiale ha dato impulso al libro giornalistico, esemplificato da opere che riportano e analizzano le campagne elettorali, gli scandali politici e gli affari mondiali in generale, e il “nuovo giornalismo” di autori come Truman Capote, Tom Wolfe e Norman Mailer.

Il ventesimo secolo ha visto un rinnovamento delle restrizioni e dei limiti imposti alla stampa dai governi. Nei paesi con governi comunisti, la stampa era di proprietà dello stato e i giornalisti e gli editori erano dipendenti del governo. Sotto un tale sistema, la funzione primaria della stampa di riportare le notizie era combinata con il dovere di sostenere l’ideologia nazionale e gli obiettivi dichiarati dello stato. Questo ha portato a una situazione in cui i risultati positivi degli stati comunisti sono stati sottolineati dai media, mentre i loro fallimenti sono stati sotto-riportati o ignorati. Questa rigorosa censura pervadeva il giornalismo nei paesi comunisti.

Nei paesi in via di sviluppo non comunisti, la stampa godeva di vari gradi di libertà, che andavano dall’uso discreto e occasionale dell’autocensura su questioni imbarazzanti per il governo nazionale a una severa e onnipresente censura simile a quella dei paesi comunisti. La stampa ha goduto della massima libertà nella maggior parte dei paesi di lingua inglese e nei paesi dell’Europa occidentale.

Se il giornalismo tradizionale ha avuto origine in un periodo in cui l’informazione era scarsa e quindi molto richiesta, il giornalismo del 21° secolo ha affrontato un mercato saturo di informazioni in cui le notizie sono state, in qualche modo, svalutate dalla loro sovrabbondanza. I progressi come la tecnologia satellitare e digitale e Internet hanno reso l’informazione più abbondante e accessibile e quindi hanno irrigidito la concorrenza giornalistica. Per soddisfare la crescente domanda dei consumatori di notizie aggiornate e altamente dettagliate, i media hanno sviluppato canali alternativi di diffusione, come la distribuzione online, la posta elettronica e l’interazione diretta con il pubblico attraverso forum, blog, contenuti generati dagli utenti e siti di social media come Facebook e Twitter.

Nel secondo decennio del XXI secolo, le piattaforme dei social media in particolare hanno facilitato la diffusione di “fake news” politicamente orientate, un tipo di disinformazione prodotta da siti web a scopo di lucro che si fingono organizzazioni di notizie legittime e progettate per attrarre (e fuorviare) alcuni lettori sfruttando pregiudizi di parte radicati. Durante la campagna per le elezioni presidenziali americane del 2016 e dopo la sua elezione a presidente in quell’anno, Donald J. Trump ha regolarmente usato il termine “fake news” per denigrare le notizie, anche da parte di organizzazioni di media affermati e rispettabili, che contenevano informazioni negative su di lui.

Gli editori dell’Enciclopedia Britannica

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