Melville è così profondo. Questo non vuol dire che offra soluzioni facili. Infatti, più Melville diventa profondo, più le soluzioni a cui arriva sono sfuggenti. In un racconto intitolato Bartleby, the Scrivener, A Story of Wall Street, Melville ci dà il ritratto di un copista – una figura sottile, efficiente e anonima di nome Bartleby, che è in un certo senso una fotocopiatrice umana. E in questa storia, Melville segue le riflessioni benigne e gentili di un datore di lavoro. Un datore di lavoro di un uomo che a un certo punto decide che non vuole più essere una fotocopiatrice. Ma non può protestare perché in realtà è diventato troppo traumatizzato e congelato da ciò che la vita gli ha portato finora.
E così diventa invece un punto fisso nell’ufficio, un peso, un costante promemoria morale di tutto ciò che è sbagliato nel mondo, un simbolo di un mondo che trasforma le persone in fotocopiatrici umane. Il narratore di questa storia fa tutto quello che ognuno di noi farebbe, e anche di più, per cercare di risolvere il problema di quest’uomo che ha assunto e che non vuole più lavorare. È solo un peso sul libro paga. Cosa fareste voi se qualcuno che avete licenziato non volesse andarsene?
Melville racconta l’orribile, orribile storia di un tizio che viene licenziato e gli viene detto di raccogliere le sue cose e andarsene. E lui non se ne va. È lì la mattina dopo. Infatti, non solo non lascia il suo lavoro, ma non lascia l’ufficio e comincia a vivere lì.
E Bartleby non dice: “Non me ne andrò”, dice: “Preferisco non farlo”.
Ora quel “preferisco di no” è una delle frasi più misteriose ed enigmatiche della letteratura americana perché proprio quello che significa dire, non è “non lo farò, cercate di farmelo fare”, ma “preferisco di no”. Davvero, questa è una frase che pone davvero delle domande sulla coercizione nell’ambiente di lavoro e su quanto sia importante, quanto abbiamo a cuore quel codice di maniere e cortesie che crea una finzione tra i datori di lavoro e i loro dipendenti, crea la finzione tra datori di lavoro e dipendenti che i dipendenti abbiano una scelta in materia.
Ti immagini se il tuo capo ti dicesse: “Ti dispiacerebbe prendermi un caffè? Il discorso del nostro mondo del lavoro si è evoluto in modo tale che non è più possibile dire: “Preferirei non farlo”.
Ebbene, Bartleby, lo scrivano presenta una sorta di scenario da incubo in cui il tuo dipendente non lo capisce o decide di non capirlo più e non dice più né “Sì, certo, ti faccio le fotocopie” né “Diavolo, no, non ti faccio le fotocopie”, ma si rivolge a te in un modo più umano.
La storia di Bartleby è ovviamente terribile. Il nostro narratore non solo offre a Bartleby la possibilità di tornare a casa sua. Poiché non può sbarazzarsi di Bartleby, se ne va dal suo stesso ufficio. Ma Bartleby non vuole andarsene neanche allora e le persone successive che affittano l’ufficio hanno Bartleby in giro per le scale. Alla fine Bartleby viene mandato nelle tombe di New York, dove imprigionato, muore.
Melville non è gentile con i suoi lettori. Non sente l’obbligo di coccolarci, anzi, probabilmente perché quando Melville scrisse Bartleby, lo scrivano, era povero quasi quanto Bartleby. E comunque non era più sicuro di avere dei lettori, e quindi diceva solo la verità.
Quello che Melville ci dice, ci ricorda, è che i nostri sistemi producono persone così danneggiate che, anche se possiamo metterle fuori dalla nostra mente, sfrattarle dai nostri uffici, sono ancora lì. E in qualche modo siamo responsabili nei loro confronti. E il segno che Melville non ha una soluzione formidabile è che finisce la storia: “Ah, Bartleby; ah, l’umanità”. Giusto?
Direziona la nostra attenzione su un tipo di crudeltà che è la condizione umana. Cerco un po’ di allegria da offrire in quella storia. Penso che quello che Melville fa, però, è portarci sempre più nel cuore oscuro della modernità, dove una crescente complessità del mondo produce sempre più disfunzioni e vittimizzazioni.
Melville ammira anche la complessità. Come è sorprendente che possiamo accendere tutte le nostre lampade e possiamo tutti leggere tutta la notte, perché una cosa che non si può fare se non si ha luce di notte, è che non si può leggere. Era per i lettori che l’industria petrolifera era così importante.
E’ incredibile che possiamo – che possiamo illuminare intere città da questi sistemi complessi e allo stesso tempo – è incredibile che possiamo creare carta che viene spedita in tutto il mondo e allo stesso tempo a quale costo umano porta questa produttività.
In Their Own Words è registrato nello studio di Big Think.
Immagine per gentile concessione di
.