Elegia scritta in un cortile di campagna Riassunto
L’oratore si trova sul sagrato di una chiesa subito dopo il tramonto. È buio e un po’ inquietante. Guarda le lapidi scarsamente illuminate, ma nessuna di esse è così impressionante: la maggior parte delle persone sepolte qui è gente povera del villaggio, quindi le loro lapidi sono solo semplici pietre rozzamente intagliate.
L’oratore inizia a immaginare il tipo di vita che questi morti probabilmente conducevano. Poi scuote il dito verso il lettore, e ci dice di non fare gli snob sui rozzi monumenti che questi ragazzi morti hanno sulle loro tombe, perché, in realtà, non importa che tipo di tomba hai quando sei morto, comunque. E ragazzi, ci ricorda l’oratore, un giorno moriremo tutti.
Ma questo fa pensare l’oratore alla sua stessa inevitabile morte, e si spaventa un po’. Immagina che un giorno nel futuro, un tizio a caso (uno “spirito affine”) potrebbe passare per questo stesso cimitero, proprio come stava facendo lui oggi. E quel tizio potrebbe vedere la lapide dell’oratore, e chiedere a un abitante del villaggio di parlarne. E poi immagina cosa l’abitante del villaggio potrebbe dire di lui.
Alla fine, immagina che l’abitante del villaggio indichi l’epitaffio inciso sulla lapide, e invita il passante a leggerlo da solo. In pratica, Thomas Gray scrive il proprio epitaffio alla fine di questa poesia.