I figli più birichini di New York, i Beastie Boys, stanno preparando l’uscita del loro libro di memorie, intitolato, er, Beastie Boys Book. Per l’occasione, vi consigliamo di far girare uno di questi dischi dei Beastie Boys per farvi entrare nell’atmosfera. Ma da dove cominciare? Ecco una comoda classifica per aiutarvi nella scelta.
‘The Mix Up’
Solo uno, ehm, vincitore qui. Voglio dire, che siano benedetti per le loro capacità funk-outfit, ma noi saliamo sul carro dei Beastie per le risate a botte, il flusso inventivo e i tagli extra-intelligenti di Mixmaster Mike – non le jam estese dei bis dei Jamiroquai. Vedete, The Mix-Up è interamente strumentale (eccetto che per la strana allegria ‘spontanea’) e mentre roba come ‘Electric Worm’ cavalca un groove phat (sì, phat) e c’è qualche formidabile gioco di organo alla Stevie Wonderesque su ‘Off The Grid’, il vostro funk-up medio in abiti affilati è stato fatto molto meglio su ‘Check Your Head’.
‘Hot Sauce Committee Part Two’
Rimandato dopo che a MCA fu diagnosticato il cancro, ‘Hot Sauce Committee Part Two’ è apparso l’anno scorso con un messaggio chiaro: i Beastie Boys ci stavano ancora facendo il culo. In un certo senso. C’è un suono elettro deformato in “Say It”, “Nonstop Disco Powerpack” e il finger-clickin “Funky Donkey”, ma le rime dei Boys sono vivaci come sempre. Diventano tutti moderni quando Santigold appare su “Don’t Play No Game That I Can’t Win”. Non va bene. Vogliamo i Beasties old skool.
‘Licensed To Ill’
“KICK IT”. In superficie un insensibile tributo Run-D.M.C.-pastiche all’idiozia adolescenziale, scava un po’ più a fondo e scoprirai che ‘Licensed To Ill’ è un insensibile tributo Run-D.M.C.-pastiche all’idiozia adolescenziale con testi divertenti. È una distinzione cruciale, perché fu l’umorismo martellante di ‘Paul Revere’ e ‘(You Gotta) Fight For Your Right (To Party!)’ a spezzare i Boys su entrambi i lati dell’Atlantico. Sì, i timidi cenni all’heavy metal hanno aiutato, ma il fatto che questi tre fossero chiaramente dei berk ha davvero parlato a tutti i, uh, berk. ‘Licensed To Ill’ è un po’ monodimensionale ora. D’altronde, lo eri anche tu.
‘Hello Nasty’
L’unico album dei Beastie Boys al numero 1 del Regno Unito sembra un po’ troppo raffinato per sfidare l’ordine superiore. Intergalactic’ è un primo singolo che spacca, costruito intorno ad alcuni accordi di Mussorgsky e rime stupide, ma ‘Body Movin’ è da buttare e ‘I Don’t Know’ – una ballata di Yauch! – è un accenno fin troppo precoce alla maturità. Per fortuna, riescono a urlare sui “Sucker MCs” su ‘The Negotiation Limerick File’ e a divagare in stile selvaggio su ‘Three MC’s And One DJ’, ripristinando la fede di tutti nel semplice potere di, beh, tre MCs e un DJ.
‘To The 5 Boroughs’
Eroe non riconosciuto dell’opera dei Beastie, ‘To The 5 Boroughs’ è una lettera aperta a New York City. Coincidenza vuole che includa anche una traccia chiamata ‘An Open Letter To NYC’ – quali sono le possibilità? È un animale più rude di ‘Hello Nasty’ e mostra segni di una maturità più accettabile mentre i “Boys” si dirigono verso i loro 40 anni. C’è anche un commento politico, per carità, su ‘It Takes Time To Build’ quando strillano, “Abbiamo un presidente che non abbiamo ELETTO”. I ritmi sono freschi, le rime sono strette, ma non c’è bisogno del campione di “Good Times” su “Triple Trouble” – avrebbero dovuto essere ben oltre.
“Check Your Head”
Qui i Beasties hanno spiegato le loro ali e hanno deciso che – no – non erano solo un gruppo di rime dalla voce stridula, erano davvero la Family Stone. Prendendo in mano chitarra, basso e batteria (beh, prendendo le bacchette per la batteria, comunque) Ad-Rock, MCA e Mike D si dimostrano incredibilmente abili in tutta la faccenda della funk band e tirano fuori capolavori wacka-chacka-ing come ‘Groove Holmes’ e ‘Funky Boss’. Sono abilmente assistiti da Money Mark Ramos-Nishita su qualsiasi ibrido Fender Rhodes/clavinetto sia riuscito a mettere insieme, e trovano ancora tempo per il freestylin’ su ‘So What’Cha Want’, ‘Pass The Mic’ e tutto il resto.
‘Ill Communication’
Di nuovo in forma per la prima volta dopo ‘Licensed To Ill’ Horovitz, Yauch e Diamond realizzano qui alcuni dei loro tagli più feroci, gridando a squarciagola su “Sabotage”, facendo smorgasbords di campioni simili a quelli di “Paul’s Boutique” su “Root Down” e persino diventando un po’ agili sul dancefloor con Q-Tip su “Get It Together”. Scivola un po’ quando Yauch diventa un po’ troppo buddista su “Shambala” e “Bodhisattva Vow”, ma le allodole di “Heart Attack Man” e la trascinante apertura “Sure Shot” lo mantengono vicino alla cima del mucchio dei Beastie.
‘Paul’s Boutique’
Dopo il successo galattico di ‘Licensed To Ill’, ‘Paul’s Boutique’ fu un pallone di piombo commerciale, che fece fuori un sacco di fan nelle arene e respinse i critici a cui non importava poi così tanto. Tutti sono dei buffoni. Come tutti sappiamo ora – e come l’ascoltatore più perspicace gridava invano all’epoca – questo è un meisterwerk sampladelico e una lezione con gli occhi da insetto sulle dinamiche della rima mentre l’allegro caos viene affettato, tagliato e riavvolto intorno a te. I Dust Brothers fanno i collage sconcertanti, i Boys rendono ‘Hey Ladies’, ‘Shake Your Rump’ e ‘The Sounds Of Science’ così dannatamente irresistibili.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel 2012