Battaglia del Mare delle Filippine, (19-20 giugno 1944), battaglia navale della seconda guerra mondiale tra la Flotta Combinata giapponese e la Quinta Flotta degli Stati Uniti. Conosciuta come “la più grande battaglia di portaerei della guerra”, accompagnò lo sbarco degli Stati Uniti su Saipan e si concluse con una completa vittoria statunitense.
Ebbe inizio la mattina del 19 giugno, quando l’ammiraglio Ozawa Jisaburo, deciso a una resa dei conti con gli invasori statunitensi, inviò 430 aerei in quattro ondate contro le navi al comando dell’ammiraglio Raymond Spruance. Il risultato per i giapponesi fu un disastro: nel primo giorno di battaglia i giapponesi persero più di 200 aerei e due portaerei regolari; e, mentre la loro flotta si ritirava a nord verso il porto sicuro di Okinawa, perse un’altra portaerei e quasi altri 100 aerei. Avendo già ottenuto una grande vittoria, Spruance decise alla fine del secondo giorno di non spingere ulteriormente il suo attacco, una decisione controversa fino ad oggi. Durante i due giorni di battaglia, le perdite statunitensi ammontarono a 130 aerei e alcuni danni alle navi.
La scarsa performance dei giapponesi è stata attribuita a molti fattori, ma due possono essere individuati per una menzione speciale: i piloti e i loro aerei. Alcuni piloti giapponesi entrarono in azione con appena tre mesi di addestramento, mentre molti piloti statunitensi avevano trascorso due anni interi in formazione. Gli aerei giapponesi erano altamente manovrabili e avevano un raggio d’azione più lungo di quelli statunitensi, ma erano inferiori sotto diversi aspetti, in particolare nella loro inadeguata protezione corazzata e nella mancanza di serbatoi di carburante autosigillanti. I sottomarini statunitensi giocarono anche un ruolo importante ma meno pubblicizzato nel fornire ai comandanti statunitensi informazioni sui movimenti nemici e nell’affondare le navi giapponesi.