Arpia

Arpia, nella mitologia classica greco-romana, una creatura favolosa, probabilmente uno spirito del vento. La presenza di arpie come figure tombali, tuttavia, rende possibile che siano state concepite anche come fantasmi. Nell’Odissea di Omero erano venti che portavano via le persone. Altrove, a volte erano collegate con i poteri degli inferi. Omero menziona un’Arpia chiamata Podarge (Swiftfoot). Esiodo ne menziona due, Aello e Okypete (Stormswift e Swiftwing).

Arpia da un fregio tombale dell’acropoli di Xanthus, Asia Minore, circa 500 a.C.; nel British Museum

Hirmer Fotoarchiv, Monaco

Queste prime Arpie non erano affatto disgustose. Più tardi, tuttavia, soprattutto nella leggenda di Giasone e gli Argonauti, furono rappresentate come uccelli con il volto di donna, orribilmente ripugnanti e disgustosi. Furono inviate per punire il re tracio Fineo per il suo maltrattamento dei suoi figli; le Arpie strapparono il cibo dalla sua tavola e lasciarono un odore disgustoso. Calais e Zetes, i figli di Borea, alla fine lo liberarono. Virgilio imitò l’episodio nell’Eneide; chiamò il capo Arpia Celaeno (Oscuro).

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