Almoravidi

Almoravidi, arabo al-Murābiṭūn (“coloro che abitano nelle guarnigioni di frontiera”), confederazione di tribù berbere-Lamtūnah, Gudālah, Massūfah del clan Ṣanhājah, il cui zelo religioso e l’impresa militare costruirono un impero nell’Africa nord-occidentale e nella Spagna musulmana nei secoli XI e XII. Questi berberi sahariani furono ispirati a migliorare la loro conoscenza della dottrina islamica dal loro capo Yaḥyā ibn Ibrāhīm e dal teologo marocchino ʿAbd Allāh ibn Yasīn. Sotto Abū Bakr al-Lamtūnī e poi Yūsuf ibn Tāshufīn, gli Almoravidi fusero il loro fervore di riforma religiosa con la conquista del Marocco e dell’Algeria occidentale fino ad Algeri tra il 1054 e il 1092. Essi stabilirono la loro capitale a Marrakech nel 1062. Yūsuf assunse il titolo di amīr al-muslimīn (“comandante dei musulmani”) ma rendeva ancora omaggio al califfo ʿAbbāsid (amīr al-muʾminīn, “comandante dei fedeli”) a Baghdad. Si trasferì in Spagna nel 1085, mentre i vecchi territori califfali di Cordova cadevano davanti ai cristiani e Toledo veniva presa da Alfonso VI di Castiglia e León. Nella battaglia di Al-Zallāqah, vicino a Badajoz, nel 1086 Yūsuf fermò un’avanzata dei castigliani ma non riconquistò Toledo.

Leggi tutto su questo argomento
Nord Africa: Il Maghreb sotto gli Almoravidi e gli Almohadi
…Fāṭimidi, fu arrestato dagli Almoravidi. Essi furono i fondatori del primo dei due imperi che unificarono il Maghreb…

Tutta la Spagna musulmana, tuttavia, tranne Valencia, indipendente sotto El Cid (Rodrigo Díaz de Vivar), passò infine sotto il dominio almoravide. Nel regno (1106-42) di ʿAli ibn Yūsuf l’unione tra Spagna e Africa si consolidò, e la civiltà andalusa mise radici: la macchina amministrativa era di stampo spagnolo, scrittori e artisti attraversarono lo stretto, e i grandi monumenti costruiti da ʿAlī nel Maghrib erano modelli di pura arte andalusa. Ma gli Almoravidi non erano che una minoranza berbera a capo dell’impero ispano-arabo, e, mentre cercavano di tenere la Spagna con truppe berbere e il Maghrib con una forte guardia cristiana, non potevano frenare la marea di riconquiste cristiane che iniziarono con la caduta di Saragozza nel 1118. Nel 1125 gli Almohadi iniziarono una ribellione nelle montagne dell’Atlante e dopo 22 anni di combattimenti uscirono vittoriosi. Marrakech cadde nel 1147, e in seguito i leader almoravidi sopravvissero solo per un certo periodo in Spagna e nelle isole Baleari.

L’arte del periodo almoravide è nota soprattutto per la sua sobrietà e puritanesimo dopo gli eccessi ornamentali degli Omayyadi. Fu solo nelle arti minori e decorative della tessitura e dell’intaglio dell’avorio che gli Almoravidi usarono l’ornamento come fine a se stesso. Abitanti del deserto, asceti militari del Sahara, gli Almoravidi evitavano la decorazione sontuosa che aveva caratterizzato il tardo stile architettonico omayyade e costruivano su una scala pratica piuttosto che monumentale. Anche nella sfera secolare, la pietà e l’ascetismo proibirono la costruzione di splendidi palazzi e monumenti. Il principale motivo architettonico del periodo fu l’arco a ferro di cavallo, che in tempi successivi fu elaborato e utilizzato ampiamente dagli Almohadi e dai Naṣridi. I minareti, solitamente posti all’angolo del miḥrāb (nicchia di preghiera rivolta verso la Mecca), erano quadrati e solo scarsamente decorati. L’opera più famosa sopravvissuta all’epoca almoravide è la Grande Moschea di Tlemcen, in Algeria. Costruita nel 1082, fu restaurata nel 1136, ma non in vero stile almoravide. Il miḥrāb è insolitamente ornato, circondato da archi multilobati decorati con arabeschi. L’opera è indicativa delle tendenze che si sarebbero sviluppate in Spagna e in Nord Africa sotto i successori degli Almoravidi, gli Almohadi e i Naṣridi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.